Si intitola “Rinascita senza capire” la mostra di Giuliano Davoli che inaugurerà, alle ore 11 di sabato 17 giugno, nella sala civica di via Morandi 9.
L’artista è molto conosciuto a Reggio: in tanti, dal 1979 hanno frequentato i suoi locali dove esponeva i suoi dipinti. Tra i più famosi, il “Bristol Roof”, locale in cui Giuliano aveva appeso diversi dei suoi dipinti più iconici, che rapivano gli sguardi dei suoi clienti.
Quei quadri sensuali, magnetici trovavano nell’atmosfera sospesa e senza tempo una cornice ideale. Il Bristol Roof Garden era un po’ anche la galleria privata di Giuliano pittore.
Molte delle sue opere sono andate in vari paesi stranieri e in importanti case reggiane
La passione di Davoli per la pittura emerse quando era ragazzo in collegio. I suoi insegnanti gli raccomandarono studi artistici, ma la madre era di diverso avviso. Impegnata nel settore dell’hotellerie, conosceva un turismo d’élite che a suo vedere avrebbe dato al figlio una professione sicura. L’8 agosto 1969 Giuliano si imbarcò controvoglia su una nave da crociera oceanica per apprendere poi il mestiere della sua vita e ricevendo il Libretto di Navigazione della Marina Mercantile Italiana. Seguirono anni di duro lavoro, di apprendimento e ricerca, per una crescita personale e professionale.
I suoi primi disegni comparvero proprio in collegio, poi nel tempo, mentre Giuliano viaggiava in tutto il mondo e cresceva, la sua passione si arricchì e si determinò diventando unica e singolare.
La tecnica autodidatta, sperimentata in anni di lavori, consiste in colori a olio su tela che poi vengono coperti e di nuovo scoperti per una ricerca cromatica e di tridimensionalità. La procedura per la stratificazione di colori coinvolge anche materiali quali resine, reti, oggetti usati, reperti botanici.
“Sono in grande intimità con il colore, che è gentile con me e si lascia accarezzare”, racconta l’artista per spiegare le nuances incredibili che appaiono sulle tele.
Ma cosa ispira Giuliano a dipingere? Giuliano rivela il suo processo creativo su una tela del 2008 senza titolo, strappata e abbandonata in una cantina per terra per 15 anni e recentemente recuperata e portata a nuova vita:
Il suo intuito di pittore sente arrivare qualcosa, coglie un preciso fotogramma e lo rappresenta. E’ come se scattasse l’immagine di un momento indefinito nel tempo e nello spazio. Ma quell’istante, quella particolare situazione ha deciso in quel momento di rivelarsi a lui.