Rubrica mensile in dialèt arşân – Novembre 2023

Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mèdra Rèş e la nôstra léngua arşâna propongono come ogni mese un approfondimento sulla nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano! Non perdetevi questo appuntamento, alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!

T î n    b ô t a…

Il 2023 sta per finire. E’ stato un anno difficile e, caro amico/a, ti diciamo Tîn Bôta ! Perché il 2024 potrebbe, dovrebbe essere migliore.
Si chiama così il calendario “strappapensieri”  2024 realizzato dall’Associazione Léngua Mèdra per il Gruppo SIGEM e che si trova in vendita nelle edicole reggiane.
Trecentosessantasei modi di dire, noti e meno noti, con la traduzione/interpretazione in italiano.
Se ci riappropriassimo della saggezza e dell’arguzia contenuta in quei 365 pensieri, distillati nei secoli, potremmo ricolorire il nostro linguaggio quotidiano senza ricorrere a tante parole straniere.
Per rendercene conto, ecco qui di seguito dieci modi di dire tratti dal Calendario 2024, che hanno a che fare con la cosa che maggiormente tormenta la gente degli ultimi quarant’anni: i soldi, i sôld, i bèsi…

Perché :
Quând än gh ē mia i bèsi tót i mêj ä sêlten fōra.
(Quando non ci sono i soldi tutti i mali saltano fuori)
Anche se non sono la cosa più importante, perché:
La salót än gh ē bèsi che la pêga.
(Non ci sono soldi che possono pagare la salute).
Come un tempo, dovremmo insegnare ai nostri figli che:
I bèsi än piōven mia a la nôt cun la ruşêda.
(Bisogna lavorare per guadagnarsi i soldi)
Senza però farli diventare avari come quel signore che:
Än dà mia vìa gnân cól ch ägh câsca dal cûl.
(Non dà via nemmeno quel che gli casca dal culo: è avaro, molto attaccato ai beni materiali).
O quel suo amico che:
Al pèila i piōc per vèndregh la pèla.
(Pela i pidocchi per venderne la pelle: è molto avaro. Tra lʼaltro avaro si dice anche pèla oppure piōc.)
Quando saremo in difficoltà economiche potremo sempre dire:
Pagaròm, pagarò, quand ägh j ò a t i darò.
(Pagheremo, pagherò, quando li ho, te li darò. Non prevedo che il pagamento non avverrà in tempi brevi, se avverrà).
Stando attenti a non fare:
j interèsi d Cucclèin, ch äl bruşêva la cà per vènder la sèndra!
(Quelli sono gli interessi (affari) di Coccolini, che bruciava la casa per vendere la cenere).§
Purtroppo, si preannunciano anche per il prossimo anno tempi davvero brutti:
Pôvr ä nuêter sʼa rîva i spagnō e stâjen la bòursa eʼsmâgnʼn i faşō.
(Poveri noi se arrivano gli spagnoli ci tagliano la borsa e ci mangiano i fagioli. Detto per quando si temono tempi duri in arrivo).
e qualcuno teme che:
äs mâgnen ânch al marlèti d i ós!
(Ci mangino anche le maniglie dell’uscio, ti riducono sul lastrico).
Le cose non andranno così e potremo continuare a mettere una mano al cuore, perché:
Nisûn l ē acsé puvrèt d’ an prèir mia jutêr un êter puvrèt.
(Nessuno è così povero da non poter aiutare un altro povero)
E anche per il futuro dovremo pensare che:
L ē dmèj ’n amîgh in piâsa che un miliòun in sâca.
(È meglio un amico in piazza che un milione in tasca).
In ogni caso, e per non essere troppo moralisti:
I sôld e i capòun i vân bèin in tót äl stagiòun.
( I soldi e i capponi sono buoni in ogni stagione)

Stê bèin e po’ grâşia.

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