Dall’Africa soli e minorenni all’apprendimento dell’italiano e un lavoro: l’integrazione funziona quando tutta la comunità vi partecipa

Arrivare da soli dall’Africa su un barcone, rischiare la vita in mare, approdare in Italia e, nel giro di un anno riuscire ad avere una casa, un’istruzione e un lavoro? Impossibile? Assolutamente no, se la comunità che ti ospita lavora perché tu ti integri e se ha messo in piedi un progetto di accoglienza organico, che coinvolge tutte le realtà del territorio. E’ così che sta proseguendo il percorso di quattro ragazzi, tre tunisini e uno della Guinea Conakry, che sono arrivati ad Albinea a partire dal settembre del 2023. I loro nomi sono Islem, Ayoub, Yahia e Daouda. I primi due oggi sono maggiorenni, gli altri ancora no e quando arrivarono in Italia erano tutti minorenni non accompagnati.

Nell’estate scorsa, visti i molti arrivi, il Ministero dell’Interno chiese ai Comuni di farsi carico, con fondi propri, dell’accoglienza perché le risorse e i posti disponibili nelle strutture apposite erano terminati. La procedura per i minorenni non accompagnati prevede che a loro si trovino, dopo un massimo di permanenza di 30 giorni in strutture governative di prima accoglienza necessari per l’identificazione, apposite strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), gestite dagli enti locali. Più facile a dirsi che a farsi, anche se l’Amministrazione di Albinea, chiamata in causa per ospitarne alcuni, si è immediatamente data da fare coinvolgendo per primi i Servizi Sociali dell’Unione Colline Matildiche e poi Casa Betania. Da allora ad Albinea sono passati 10 minorenni, quattro dei quali, come detto, sono ancora ospiti.

Il primo obiettivo era riuscire a dare accoglienza in tempi ristretti. Ecco allora che 3 famiglie di Albinea hanno messo a disposizione le loro case per ospitare questi ragazzi, anche per mesi, tamponando così l’emergenza. Intanto è stata trovata a Caselline un’abitazione in affitto nella quale si sono traferiti i giovani. Luogo che è diventato un “appartamento ad alta autonomia” all’interno del quale i ragazzi vivono con un “adulto accogliente”, che ha fatto il loro stesso percorso migratorio, ma che da anni si è integrato nella comunità di Albinea e che si è offerto spontaneamente per ricoprire questo ruolo nella casa.

Intanto i ragazzi hanno frequentato la scuola di italiano per stranieri C.P.I.A. “Reggio sud” che si trova accanto alla biblioteca e hanno ricevuto anche lezioni private per accelerare la loro comprensione della lingua.

Dal momento che fino al compimento dei 18 anni i ragazzi non possono lavorare hanno studiato e sono stati inseriti in percorsi di volontariato di 3 mesi in due aziende del territorio che si sono rese disponibili: il forno Spallanzani e la Carrozzeria Benevelli.

Ad oggi due giovani hanno raggiunto la maggiore età e hanno iniziato il tirocinio, a cui seguirà l’apprendistato, proprio alla carrozzeria Benevelli.

Uno di loro si è anche inserito nella squadra di Calcio dello United Albinea in cui si trova perfettamente a suo agio.

Da parte sua l’Unione Colline Matildiche ha deciso di prendere in carico i ragazzi non solo fino al compimento dei 18 anni, ma di prolungare la copertura per altri tre mesi, che corrispondono al periodo del loro inserimento nel mondo del lavoro.

Il Progetto di accoglienza organizzato ad Albinea è stato possibile grazie ai Servizi Sociali dell’Unione Colline Matildiche, che oltre a coprire i costi di mantenimento, hanno messo a disposizione un educatore e hanno formato il personale di Casa Betania, orientandolo rispetto ai servizi dedicati ai minori.