Ha destato grande curiosità sul prodotto e attirato l’attenzione del settore degli esperti la trasferta della Compagnia della Spergola in quel di Roma. L’obiettivo della conferenza, che ha avuto luogo mercoledì nella sala Nassiriya di Palazzo Madama, era valorizzare il prodotto, portarlo all’attenzione delle istituzioni al più alto livello e nello stesso tempo promuovere i territori in cui cresce e matura il vitigno Spergola. Un traguardo centrato che però rappresenta soltanto un passo del lungo cammino da intraprendere per lanciare sul mercato questo ottimo vino reggiano. All’incontro hanno partecipato le otto cantine produttrici e le amministrazioni dei quattro comuni che le sostengono (Scandiano, Albinea, Quattro Castella e Bibbiano).
Il bianco frizzante si prepara quindi a riprendersi il posto che gli spetta sulle tavole italiane. L’uva Spergola ha infatti radici antichissime. Apprezzata nei secoli dalla Grancontessa Matilde di Canossa, che nel 1580 la regalò a Papa Gregorio VII e da Bianca Capello, Granduchessa di Toscana e moglie di Lorenzo De Medici, per secoli è stata confusa con la qualità Sauvignon blanc e per questo esportata dai luoghi di produzione al Nord per essere utilizzata nella produzione dei vini frizzanti e degli spumanti più importanti del Paese. Soltanto nel 2004, grazie a un’analisi genetica, si riuscì a isolarne il gene e a decretarne l’unicità. Da quel giorno l’uva non parte più per destinazioni sconosciute, ma resta dove si produce per dar vita al bianco frizzante Spergola. Si tratta di un’area che comprende l’intero territorio dei comuni collinari di Scandiano, Albinea, Bibbiano, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, Quattro Castella, San Polo d’Enza, Vezzano sul Crostolo, Viano e parte dei territori dei comuni di Reggio Emilia, Casina e Sant’Ilario d’Enza.
Una storia affasciante quella di questo vitigno che sembrava condannato all’estinzione, ma che la Compagnia della Spergola, nata grazie ad alcuni avveduti viticoltori, insieme a quattro amministrazioni, ha provveduto a salvare.
La delegazione reggiana presente in Senato era composta dai rappresentanti delle 8 cantine riunite nella Compagnia della Spergola: Casali Viticultori, Società agricola Aljano, Azienda Vinicola Alfredo Bertolani, Società cooperativa Emiliawine, Azienda Agricola Cantina Fantesini, Azienda Agricola Reggiana, Cantina Collequercia e Cantina Sociale di Puianello e Coviolo. Accanto a loro c’erano gli amministratori dei Comuni che hanno aderito al progetto: Alessio Mammi e Matteo Nasciuti, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Scandiano, Nico Giberti, primo cittadino di Albinea, Andrea Tagliavini e Ivens Chiesi, sindaco e assessore all’Agricoltura di Quattro Castella, Andrea Carletti e Loretta Bellelli, sindaco e assessore alla Promozione del territorio del Comune di Bibbiano.
La conferenza dal titolo “La Spergola: il vitigno ritrovato. Valorizzare la biodiversità, bere con consapevolezza” è stata introdotta dalla senatrice Leana Pignedoli, relatrice del ddl sulla bidiversità e membro della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare.
“I produttori sono i veri protagonisti dell’incontro di oggi – ha detto la senatrice di fronte a una sala gremita – Sono loro e i loro genitori che hanno creduto nelle potenzialità di questo vitigno e di questo vino. Noi non stiamo facendo altro che farlo conoscere il più possibile visto che si tratta di un prodotto autoctono, di grande fascino e bontà, che ha radici nell’alto medioevo. Il fatto poi che le cantine e le amministrazioni si siano unite in una Compagnia – ha concluso la senatrice – rappresenta un modello da seguire perché facendo squadra si ottengono grandi risultati”.
Poi è stato il turno del sindaco di Scandiano Alessio Mammi che ha parlato in rappresentanza di tutti i comuni che fanno parte della Compagnia: “Questa è una grande occasione per far apprezzare e conoscere il nostro prodotto; un patrimonio locale piccolo ma molto importante, un vino citato da Matilde di Canossa, che ne donò a Gregorio VII, poi apprezzato dai Medici a Firenze e diversamente denominato nei secoli, ora protetto dalla Denominazione Comunale. Stiamo parlando di un’eccellenza delle nostro territorio, che si aggiunge ad altre più note come il Parmigiano-Reggiano e l’aceto balsamico, sulla quale riteniamo giusto investire impegno e risorse in collaborazione con tutti gli interlocutori interessati, pubblici e privati – ha spiegato Mammi e ha proseguito – Nel 2011 abbiamo innanzitutto costituito un apposito organismo, la “Compagnia della Spergola”, che raggruppa oggi quattro comuni e otto aziende, per promuovere il vitigno e tutelarlo. Da alcune estati, per esempio, dedichiamo una serata a questa nostra risorsa agro-alimentare, denominata “Calici in Rocca”: una serata di degustazioni, nel cortile del complesso dove Matteo Maria Boiardo nacque e compose il suo capolavoro, cui partecipano produttori, sommelier e, soprattutto, molte centinaia di cultori del buon vino.
E in ogni occasione possibile, dalle nostre intense e antiche relazioni internazionali, alle singole cerimonie inaugurali, brindiamo con la Spergola per farla conoscere al pubblico più ampio una tipicità che da qualche anno è anche una località del nostro comune. Il mese scorso, poi, l’Associazione Italiana dei Sommelier ha premiato la sua sezione reggiana proprio per il lavoro sviluppato attorno alla Spergola, definito un progetto di squadra a salvaguardia della biodiversità vitivinicola. Quando si parla di Spergola si parla di passato, ma anche di futuro e di Made in Italy. Il fatto di aver dimostrato che il nostro è un vitigno unico ci permetterà di distinguere il nostro prodotto nel mondo e in tempi di globalizzazione questo è un grande vantaggio. L’ossessione delle nostre amministrazioni – ha concluso – è stata fin da subito creare una stretta alleanza insieme a cantine e produttori. Negli ultimi anni, anche grazie all’aiuto degli enologi e ai consigli dei sommelier, abbiamo visto crescere il nostro prodotto fino ad arrivare all’ottimo livello che ha raggiunto. Ora non ci resta che proseguire su questa strada perché promuovere le eccellenze alimentari del territorio significa anche far conoscere la bellezza in cui questi prodotti nascono”.
All’enologo Alberto Grasselli è spettato il compito di raccontare la storia del vitigno e le sue caratteristiche peculiari che lo rendono unico: “L’uva Spergola è un vitigno tipico della zona di Scandiano e distribuito in tutta la pedecollina Reggiana. Presente in questo territorio da moltissimo tempo, troviamo le prime fonti scritte risalenti al 1580 col la Granduchessa di toscana, Bianca Cappello, che cita il buon vino bianco di Scandiano. Ma con molta probabilità questo vitigno si trova nella collina Reggiana da tempi decisamente più remoti, già dal tempo di Matilde di Canossa. Successivamente le fonti scritte aumentano e troviamo molti autori che descrivono le caratteristiche del vitigno ed anche del vino bianco da esso prodotto, con parole spesso di elogio. Come il marchese Vincenzo Tanara, agronomo, che nel 1644 la indica con il nome di Pomoria o Pellegrina, o Niccolò Caula che nel 1752 parla di “Spergoletta… uva buonissima, …al gusto saporitissima”. Dalla Spergola – ha spiegato Grasselli – si ottiene da sempre un ottimo vino bianco frizzante sia secco che dolce, chiamato per molto tempo Bianco di Scandiano e dal 2001 con l’inserimento della spergola nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, viene anche chiamato semplicemente Spergola. Vinificato sia fermo che frizzante, trova la massima espressione come vino spumante, caratterizzandosi per la freschezza e profumi di rara intensità, nella versione spumante metodo classico produce vini importanti ed eccezionalmente longevi, che arrivano anche a 10 anni di invecchiamento”.
Buone notizie per la Spergola sono arrivate nel successivo intervento di Denis Pantini, responsabile dell’Osservatorio Agroalimentare. L’esperto ha infatti spiegato che, nonostante un calo generalizzato nel nostro Paese nel consumo di vino (che colpisce soprattutto i rossi), sia in Italia che all’estero sta crescendo la domanda di spumanti. Altra suggestione, da non trascurare, messa sul tavolo da Pantini è stata l’impennata dell’enoturismo che sempre più richiama presenze sui territori in cui si produce vino. Federico Terenzi, presidente di AGIVI ha sottolineato l’importanza dell’associazionismo e incoraggiato la Compagnia a collaborare sempre di più e accantonare le rivalità tra cantine: “Sembra proprio che sia il vostro momento – ha detto alla fine del suo intervento – visto che è in aumento il consumo di spumanti e l’interesse per i prodotti di vitigni autoctoni”.
La conferenza si è conclusa con le parole del Vice Ministro Oliviero: “L’esperienza della Spergola è di bene comune. Avete un prodotto che ha una storia e una tradizione e questo non rappresenta un tesoro solo per voi – ha spiegato il rappresentante del Governo ai produttori – ma anche dei cittadini che vivono sulle vostre belle e ricche colline”. Oliviero ha sottolineato come oggi chi vada alla ricerca di vini originali lo faccia cercando non solo un gusto che soddisfi il palato, ma anche un’esperienza fatta di bellezza dei luoghi di produzione e di rispetto del territorio. “Nel vostro prodotto e nel vostro territorio ci sono tutte le caratteristiche per far vincere la Spergola – ha concluso – Il vostro progetto deve essere determinato a garantire unicità e alta qualità. Per centrare questi obiettivi è indispensabile un ottimo rapporto con le amministrazioni e tra cantina e cantina. Dovete essere alleati e giocare di squadra verso il traguardo comune: portare il vino Spergola ai fasti che merita”.