I Castelli, secondo la loro prevalente funzione, di dividono in Castelli da difesa o residenziali: i primi son di aspetto truce e rustico come quelli di Borzano e di Montericco, mentre i secondi sono più lineari ed eleganti, come appunto quello di Albinea. Oggi tutti di proprietà privata, formano un capitale storico prezioso
IL CASTELLO DI BORZANO
Quello che resta oggi del castello di Borzano non può certamente darci un’idea di quello che fu uno dei più imponenti e importanti castelli del reggiano. Culla della famiglia Manfredi, di origine Longobarda, vassalli dei Canossa, giocò un ruolo importante nella storia di Reggio e diede origine alle più importanti casate gentilizie emiliane. Non è possibile stabilire con esattezza la nascita della primitiva fortificazione. E’ tuttavia probabile che esistesse già nel X secolo. Da un documento datato 1070 si evince che Bonifacio di Canossa, morto nel 1052, possedeva la corte di Borzano ed è logico supporre che sia stato proprio Bonifacio a insediare o riconfermare i Manfredi, suoi fedelissimi, nella rocca di Borzano.
Infatti, nel 1132, un Alberto Manfredi è chiamato “Alberto da Borzano”. Nel secolo XII viene menzionata, entro le mura del castello, l’esistenza di una piccola chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, che resterà, sino al 1575, la parrocchiale di Borzano. Nel 1350 il castello viene raso al suolo dai Gonzaga in seguito alle lotte per la conquista di Reggio, che vedevano i Manfredi alleati con gli Estensi. A metà del quattrocento Taddeo Manfredi riedifica il castello e a questo periodo sono riferibili i resti del palazzo oggi visibile. La Chiesa è utilizzata dalla Parrocchia e dai fedeli di Borzano fino all’anno 1590, quando per comodità dei parrocchiani, ne viene costruita una più a valle. La vecchia pieve viene così abbandonata come pure il Castello che inizia così il suo declino che finirà nell’ultimo scorcio del XVII secolo con l’estinzione di Casa Manfredi e la morte dell’ultimo erede Francesco Manfredi, figlio di Ippolito nel 1695.
Dopo l’estinzione della famiglia il complesso viene abbandonato e successivamente trasformato in abitazione rurale e in parte trasformato in stalla e fienile.
Negli ultimi cinquanta anni intense ricerche archeologiche hanno portato alla luce importanti testimonianze della vita svoltasi sulla rupe gessosa dalla preistoria sino al tardo rinascimento. Nell’area sottostante l’abside della chiesetta, una vasta necropoli costituita da tombe antropomorfe scavate nella roccia gessosa, documenta l’inumazione di genti a partire dal XIII secolo. Nel punto più alto della rupe sono stati messi in luce i resti dell’alta torre probabilmente già appartenuta all’epoca matildica. Le recenti campagne di scavo hanno restituito oggetti e reperti ceramici di notevole interesse visibili presso il Centro di Educazione Ambientale di Borzano.
IL CASTELLO DI MONTERICCO
La data di costruzione del castello è ancora incerta. Probabilmente la sua prima edificazione risale al X secolo quando i vescovi di Reggio decidono di fortificare i loro possedimenti in quella zona. Nel 1243 alcune notizie lo danno tra le proprietà dei Fogliani, potente famiglia reggiana e nel 1329 il castello subisce un primo assalto e la ricostruzione del 1353 è documentata dalla pietra ritrovata a Borzano dove compare scritta per la prima volta la parola “Montericco”. Altri assedi sono riportati nel 1367 e nella guerra del 1371/74 combattuta dai Visconti contro i Manfredi, sostenitori degli Estensi. Usciti vittoriosi i Manfredi consolidano il loro dominio con Giovanni Conte di Montericco, fino a quando l’ultimo dei successori, Ercole, vende metà della proprietà del Feudo e, anche il titolo di Conte, al Cardinale Domenico Toschi. Estintasi casa Manfredi del ramo di Montericco, nel 1738 il Duca di Modena investe il Marchese Alessandro Frosini della rimanenza dei beni. Soppressi i fuedi Estensi gurante la Rivoluzione Francese, i Frosini perdettero i privilegi sulle loro terre, mentre i Toschi continuarono ad avere la proprietà del Castello che nel 1901 fu acquistato dai Conti Cassoli, quindi dagli Arduini, dai Gallinari e infine dai Bertani.
Il Castello è a pianta trapezoidale e solo la torre è merlata, provvista di piombato; in origine tutto il Castello doveva essere con i merli, che si notano tamponati nella facciata che guarda la pianura.
Il primo piano è composto da alcune stanze, residenza delle guardie e dei servi, mentre il secondo con una grande sala, riservata alle feste e ai ricevimenti, e con soffitto a cassettoni, racchiude un monumentale camino con cappa in scagliola ornata da stemmi e una botola ferrata comunicante con i sotterranei, anticamente adibiti a prigioni.
IL CASTELLO DI ALBINEA
La prima fortificazione del colle di Albinea avviene nel X secolo, quando i vescovi di Reggio decidono di proteggere, dopo le scorrerie degli Unni i loro possedimenti.
Ai tempi delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, il vescovo Fogliani, scacciato da Reggio si rifugia nel Castello di Albinea e lo ricostruisce interamente, come attesta una lapide del 1277. E’ probabile che in questo periodo la pieve venisse trasferita più in basso, fuori dalle mura.
Distrutto e ricostruito più volte nel corso del XIV° secolo in seguito alle lotte per la conquista della città, nel 1412 il castello viene infeudato ai Manfredi, potente famiglia un tempo al servizio dei Canossa, che già detenevano Borzano, Montericco e Mucciatella. Gli Estensi, estintasi la famiglia Manfredi, nel 1738 lo investono ai marchesi Frosini che lo detennero sino alla fine del XIX° secolo. Trasformato nel corso dei secoli in comoda residenza di campagna, il Castello conserva ancora una torre duecentesca addossata alle mura ad ovest, con piombatoi, ferritoie e merlatura guelfa coperta da tetto.
A settentrione è ancora visibile l’antico accesso fortificato mentre ai vertici meridionali del recinto murario sono poste due torri cilindriche dette una dei Manfredi e l’altra dei Fogliani, che rappresentano quanto rimane dei quattro baluardi costruiti nel 1558 per fronteggiare l’attacco dell’esercito di Ottavio Farnese alleato degli spagnoli. Oltre al corpo principale con pianta ad “U”, il complesso è stato abbellito dai Frosini nel XIX° secolo, di uno splendido mastio d’ingresso con ponte levatoio.