Rubrica mensile “In dialèt Arsân” (Racconto e video)

Eccoci al consueto appuntamento mensile che questo mese di febbraio si compone di due contenuti: uno scritto e uno video.

Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mèdra Rèş e la nôstra léngua arşâna propongono mensilmente un approfondimento sulla nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano!

Non perdetevi questo appuntamento, alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!

RACCONTO

San Şvân al fà vèder l’ingân

Ovvero “San Giovanni fa vedere gli inganni”, che non ha proprio a che fare con le rivelazioni di un Santo.

In realtà per Reggio Emilia, ed in pratica per tutta l’Emilia, si fa riferimento alle unità campione di misurazione commerciale, alle quali ci si poteva sempre riferire per evitare di essere raggirati.

La distinzione tra i nostri territori ed il resto d’Italia si rende necessaria perché l’accostamento San Giovanni / inganni è ricorrente, ma con significati diversi: soprattutto nei confronti del fiorentino “San Giovanni non vuole inganni“, e del brianzolo “San Giuan fa minga ingann“, dove il riferimento è all’immagine del Santo coniata sul fiorino d’oro a garanzia del peso ed autenticità della moneta.

Tornando a noi invece, occorre risalire a prima del 1861, data di adozione del sistema metrico decimale, ed alle abitudini indotte dall’estrema frammentazione politica del territorio italiano, così che ogni piccolo stato, quasi ogni città aveva un proprio sistema di misure di riferimento.

In particolare nell’Emilia centrale si sviluppò l’abitudine di rendere il battistero cittadino, generalmente consacrato a San Giovanni Battista, sede pubblica di alcune misure commerciali, così da consentire ai cittadini di verificare la correttezza delle transazioni in caso di dubbio.

A Reggio Emilia due unità di misura lineare erano esposte nella colonna sinistra della facciata del Battistero, in piazza Prampolini, dove sono tuttora visibili le scanalature che ospitavano i regoli graduati di metallo ormai perduti, come simulato nell’immagine elaborata. In caso di contestazioni quindi il Magistrato ricorreva a questi campioni per stabilire la verità.

Oggi non troviamo un riscontro oggettivo tra le scanalature residue e le misure “reggiane” di allora, vuoi perché mancano i regoli graduati, vuoi perché il Battistero è stato oggetto di vari restauri, tra cui quello della facciata del 1880.

Sembra comunque che la base fosse il “braccio mercantile” reggiano, pari a 0,641 m, di cui la scanalatura più corta rappresentava un multiplo, forse pari a 2, e la scanalatura più lunga rappresentava la “pertica reggiana“, pari a 6 bracci.

Tutte le info le trovate anche a questo link: https://www.lenguamedra.org/…/san-svan-al-fa-veder-lingan/

VIDEO

Ciapêr ‘na ciavèda

Ovvero “Subire un colpo di chiave”!

Grazie a Léngua Mèdra e all’attore, rigorosamente in tabâr, Luciano Cucchi!