Come ogni mese eccoci con la rubrica dedicata all’approfondimento della nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano!
Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mèdra Rèş e la nôstra léngua arşâna proporranno anche per il 2023, tutti i mesi, un appuntamento alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!
L’appuntamento mensile di FEBBRAIO 2023 con la nostra rubrica dialettale è con il CARNEVALE
Filastròca ’d Carnevêl
Gianni Rodari
Carnevêl in filastròca,
cun la mâscra in sém’ la bòca,
cun la mâscra in séma a j ôc,
cun al pèsi ’nsém i şnôc:
în al pèsi ’d Arlechîn,
vistî ‘d chêrta, puvrinîn.
Pulcinèla grôs e biânch,
e Pieró l ē un seltinbânch.
Pantalòun di Bisognōş:
– Oh Clumbèina mé te spōş!
Per Gianduia un dòuls tant bòun
gnân un pcoun a j dà a Sandròun,
e Giupèin cun al randèl
’l ciâpa sòta Stenterèl.
Per furtûna Balansòun
gh fà la só medicasiòun:
cunsulom’s l ē Carnevêl
e ógni schêrs p’r incō al vêl!
Traduzione in italiano
Filastrocca di Carnevale
Gianni Rodari
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
Colombina, dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne dà niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.
Febbraio è il mese del Carnevale e il contributo della rubrica mensile sul dialetto è la libera versione di una famosa filastrocca di Gianni Rodari dedicata alle maschere del Carnevale.
Rodari è stato uno scrittore molto amato da grandi e piccini, molto legato alla nostra città per i suoi rapporti con Loris Malaguzzi, fondatore delle Scuole Comunali dell’Infanzia di Reggio Emilia, le insegnanti e gli insegnanti delle stesse (a cui dedicò nel 1973 il pluritradotto libro “La grammatica della fantasia”), e con il mondo dei Burattini di Otello Sarzi.
Oltre a ciò, Giovanni Rodari (per tutti Gianni), il 25 aprile del 1953 sposò la signora Maria Ferretti, nata a Rubiera e tutt’ora vivente a Roma: il dialetto reggiano lo ha sicuramente ascoltato dalla moglie e dalla famiglia rubierese.
La decisione di tradurre Rodari in dialetto nasce soprattutto dal desiderio di creare un testo che possa essere letto ai bambini, essendo convinti che la nostra léngua mêdra debba essere insegnata ai più piccoli alla pari dell’italiano e delle altre lingue.
Abbiamo però preferito non tradurre fedelmente la filastrocca per due ragioni.
La prima, è che abbiamo cercato di rispettare il più possibile la metrica per mantenere il ritmo della filastrocca: cosa non sempre possibile quando si vuole tradurre fedelmente le parole dell’autore.
La seconda ragione sta nella trasgressione del testo ai versi 11 e 12: tra tante maschere abbiamo voluto inserire anche Sandrone (Sandròun).
Molti reggiani ne hanno sentito parlare, la ritengono la maschera cittadina, ma sulla sua origine e chi sia oggi il Sandròun che sta in mezzo alle altre maschere del carnevale c’è molta confusione.
Qui però la storia si fa lunga e invitiamo chi fosse interessato ad approfondire questo tema collegandosi al sito di Léngua Mèdra al seguente link:
https://lenguamedra.it/ferver-meis-dal-mascri-d-carnevel/