Valorizzare il prodotto di un vitigno riscoperto. Portarlo all’attenzione delle istituzioni al più alto livello e nello stesso tempo promuovere i territori in cui cresce e matura l’uva autoctona dai cui grappoli si ottiene quel nettare. Queste sono le ragioni per le quali la Spergola si appresta ad affrontare la sua prima trasferta romana.
Il bianco frizzante prodotto sulle colline reggiane si prepara quindi a riprendersi il posto che gli spetta sulle tavole italiane. L’uva Spergola ha infatti radici antichissime. Apprezzata nei secoli dalla Grancontessa Matilde di Canossa, che nel 1580 la regalò a Papa Gregorio VII e da Bianca Capello, Granduchessa di Toscana e moglie di Lorenzo De Medici, per secoli è stata confusa con la qualità Sauvignon blanc e per questo esportata dai luoghi di produzione al Nord per essere utilizzata nella produzione dei vini frizzanti e degli spumanti più importanti del Paese. Soltanto nel 2004, grazie a un’analisi genetica, si riuscì a isolarne il gene e a decretarne l’unicità. Da quel giorno l’uva non parte più per destinazioni sconosciute, ma resta dove si produce per dar vita al bianco frizzante Spergola. Si tratta di un’area che comprende l’intero territorio dei comuni collinari di Scandiano, Albinea, Bibbiano, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, Quattro Castella, San Polo d’Enza, Vezzano sul Crostolo, Viano e parte dei territori dei comuni di Reggio Emilia, Casina e Sant’Ilario d’Enza.
Una storia affasciante quella di questo vitigno che sembrava condannato all’estinzione, ma che la Compagnia della Spergola, nata grazie ad alcuni avveduti viticoltori, insieme a quattro amministrazioni, ha provveduto a salvare.
Sarà questa la storia che produttori e amministrazioni comunali racconteranno mercoledì 29 novembre durante una conferenza che si terrà nella sala Caduti di Nassiriya, all’interno di Palazzo Madama.
La delegazione reggiana che si trasferirà in Senato per partecipare all’iniziativa sarà composta dai rappresentanti delle 8 cantine reggiane riunite nella Compagnia della Spergola: Casali Viticultori, Società agricola Aljano, Azienda Vinicola Alfredo Bertolani, Società cooperativa Emiliawine, Azienda Agricola Cantina Fantesini, Azienda Agricola Reggiana, Cantina Collequercia e Cantina Sociale di Puianello e Coviolo. Accanto a loro ci saranno gli amministratori dei Comuni che hanno aderito al progetto: Alessio Mammi e Matteo Nasciuti, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Scandiano, Nico Giberti, primo cittadino di Albinea, Andrea Tagliavini e Ivens Chiesi, sindaco e assessore all’Agricoltura di Quattro Castella, Andrea Carletti e Loretta Bellelli, sindaco e assessore alla Promozione del territorio del Comune di Bibbiano.
La conferenza dal titolo “La Spergola: il vitigno ritrovato. Valorizzare la biodiversità, bere con consapevolezza” sarà introdotta dalla senatrice Leana Pignedoli, relatrice del Ddl sulla biodiversità e membro della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare. Poi spetterà al sindaco Mammi portare i saluti in rappresentanza di tutti i comuni della Compagnia. Seguiranno gli interventi dei relatori: Denis Pantini, responsabile dell’Osservatorio Agroalimentare, parlerà del “Vino secondo i millenials”, Federico Terenzi, presidente di AGIVI affronterà il tema “La Spergola un mondo per giovani” e l’enologo Alberto Grasselli parlerà di “Spergola, il bianco delle terre dei Canossa”. Le conclusioni saranno affidate al Vice ministro Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero.
Un po’ di storia del vitigno e della Compagnia
Spergola: un vitigno ritrovato
La storia del vitigno Spergola affonda le radici lungo le propaggini delle prime colline reggiane. Un territorio fertile, ricco di cultura e bellezza. Un luogo denso di storia e in cui le tradizioni vengono tramandate con rigoroso rispetto del passato. In questo contesto l’uva e le viti hanno sempre giocato un ruolo da protagoniste. Ecco allora che accanto all’assai noto Lambrusco un manipolo di cantine, con il sostegno di quattro Comuni, stanno riscoprendo un vitigno autoctono coltivato da diverse generazioni di agricoltori: la Spergola.
L’obiettivo della Compagnia, che raduna sotto di sé gli attori protagonisti della filiera, è valorizzare le produzioni della viticultura locale ottenuta dall’uva Spergola. Il tutto in coerenza con i principi della salvaguardia ambientale e perseguendo lo sviluppo ecosostenibile del territorio.
La storia
Le tracce lasciate nel passato dall’uva Spergola ci restituiscono l’immagine di una pratica vitivinicola molto lontana nel tempo. Il profilo storico del vitigno è legato a personaggi molto noti. La prima testimonianza risale a Matilde di Canossa che fece omaggio di questa uva a Papa Gregorio VII. Successivamente, nel 1580, ne troviamo traccia nelle memorie di viaggio di Bianca Capello, Granduchessa di Toscana e moglie di Francesco I de Medici, che definiva la Spergola “Buon vino fresco e frizzante”.
Il nome “vitigno Spergola” ha radici antiche. Si ipotizza che “spergola” sia l’aggettivo con cui veniva definita l’uva per il fatto di presentare un grappolo “un po’ spargolo”, cioè diradato. Nel corso dei secoli è stata chiamata in vari modi (pomorina, pellegrina e spergolina), ma resta sempre un’uva a bacca bianca rinomata per la sua spiccata acidità, freschezza e mineralità.
Un vitigno riscoperto grazie alla dedizione degli agricoltori
L’uva Spergola ha quindi radici antiche della cui trasformazione in vino però per molto tempo hanno goduto soltanto gli abitanti di Scandiano. I più invece l’avevano relegata ad essere un’uva da taglio o da esportazione, confondendola con una sottovarietà del Sauvignon Blanc. Il tutto nonostante con tale vitigno avesse poco o nulla in comune. Lo avevano capito i produttori locali che hanno sempre creduto nella potenzialità del frutto e si sono impegnati per restituire ai lumi dell’ampelografia e dell’enologia moderna un vitigno autoctono altrimenti dimenticato. Fino a non molto tempo fa le cassette di Spergola partivano per il Nord Italia e l’uva veniva utilizzata per i vini frizzanti e gli spumanti più famosi del Paese. Al contrario quella che veniva imbottigliata localmente al 100% nella sua versione spumantizzata veniva chiamata affettuosamente dagli scandianesi “Champagnino”. L’equivoco con il Sauvignon Blanc si risolse grazie alla scienza e alla perseveranza dei produttori. In particolare il Comune di Scandiano e le quattro cantine fondatrici della Compagnia della Spergola incoraggiarono uno studio biologico e genetico dell’uva che culminò nel 2004 quando la professoressa Fontana dell’Università degli Studi di Bologna riuscì a isolarne il gene. Oggi quindi l’uva non parte più per destinazioni sconosciute, ma resta dove si produce. Un’area che comprende l’intero territorio dei comuni collinari di Scandiano, Albinea, Bibbiano, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, Quattro Castella, San Polo d’Enza, Vezzano sul Crostolo, Viano e parte dei territori dei comuni di Reggio Emilia, Casina e Sant’Ilario d’Enza.
Terra e uva
Cuore lussureggiante dell’Emilia, l’insieme dei paesaggi presenti nelle colline di Scandiano, Albinea, Quattro Castella e Bibbiano offrono panorami caratterizzati da un dolce e fitto susseguirsi di pendii dove le viti, non solo la Spergola, godono di condizioni climatiche ottimali. La preziosa escursione termica permette all’uva di maturare progressivamente e la privilegiata esposizione ai raggi solari dona morbidezza agli acini. Inoltre una perfetta areazione e la variegata e ricca composizione dei terreni completano le prerogative fondamentali che sono a garanzia di una produzione di qualità nel rispetto della natura.
Il vitigno Spergola non ha bisogno di grandi quantità di acqua dal momento che la pianta la ricerca in profondità affondando le radici in terreni ricchi di struttura e sostanze che vengono assimilate al frutto. Esso a sua volta assume un gusto unico che lo caratterizza e lo rende unico. Ma la particolarità di questo vitigno non è da ricercare soltanto nel suo gusto, ma anche nel suo aspetto. La Spergola è infatti chiamata anche “alata” per il fatto di possedere un piccolo grappolo che si collega con un pedicello al grappolo principale creando una sorta di “ala”. I grappoli a loro volta si presentano mediamente densi, con acini di media/piccola grandezza, buccia pruinosa di un caratteristico colore verde tendente al giallo.
La nascita della Compagnia della Spergola
La Compagnia della Spergola nasce l’8 maggio 2011 con la firma, avvenuta nella Rocca dei Boiardo, del protocollo tra il Comune di Scandiano, la Provincia di Reggio e quattro cantine del territorio: Casali Viticultori, Società agricola Aljano, Azienda Vinicola Alfredo Bertolani e Società cooperativa Emiliawine. L’accordo, fin dalle sue origini, aveva l’obiettivo di favorire la sensibilizzazione verso il vino Spergola e, mediante questo, incrementare l’economia e il patrimonio locale, istituire relazioni prolifiche con operatori del settore e commerciali e costruire progettualità concrete in grado di promuovere il territorio e le sue genti.
Il 30 agosto 2016 la Compagnia si allarga e viene firmato un nuovo “Protocollo d’Intesa” nel Salone d’onore della Rocca dei Boiardo. Nel gruppo entrano a far parte altre quattro aziende produttrici reggiane: Azienda Agricola Cantina Fantesini, Azienda Agricola Reggiana, Cantina Collequercia e Cantina Sociale di Puianello e Coviolo, oltre ai loro Comuni di riferimento: Bibbiano, Albinea e Quattro Castella. Da quel giorno della Compagnia fanno parte le realtà che lavorano circa 80 ettari di filari di Spergola, sui 100 ettari totali censiti.
Oggi la Compagnia della Spergola è un esempio di sinergia e collaborazione della realtà vinicola del territorio. Attraverso la valorizzazione di questo vitigno autoctono la Compagnia promuove e favorisce il turismo eno-gastronomico e ha creato un “marchio qualità” per accedere ai mercati nazionali e internazionali.