La sesta edizione del premio Ugo Bellocchi va a Ferrari e Incerti Pregreffi per l’indagine Il dialetto è giusto

Sabato 10 giugno 2023 è stato assegnato il 6° Premio Ugo Bellocchi, dedicato a ricerche e studi inediti sul dialetto e sulle tradizioni dialettali di Reggio Emilia e del territorio provinciale. I vincitori sono stati Monica Incerti Pregreffi e Franco Ferrari con uno studio su l’arsàve, ovvero la lingua segreta dialettale parlata alla rovescia dal «Pôpol gióst» di Santa Croce.

Il premio è promosso dalla famiglia Bellocchi, insieme al Centro Studi sul Dialetto Reggiano, fondato e presieduto da Ugo Bellocchi, e alla Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi- Sezione di Reggio Emilia (di cui Bellocchi è stato a lungo presidente), con la collaborazione della Società Reggiana di Studi Storici, del Comune e della Pro Loco di Albinea.

Il programma della giornata ha visto gli interventi di Lisa Bellocchi, presidente della Giuria del Premio, di Roberta Ibattici, assessore alle pari opportunità e al sociale del Comune di Albinea, di Giuseppe Adriano Rossi, presidente della Deputazione Reggiana di Storia Patria e di Giuliano Bagnoli, presidente del Centro Studi sul Dialetto Reggiano.

Dopo una relazione a sorpresa di Giuliano Bagnoli dedicata alle Malattie e Terapie nella Medicina Popolare Reggiana, in particolare la coxalgia acuta e cronica, Lisa Bellocchi, presidente della giuria ha comunicato che due studi tra quelli partecipanti al concorso sono stati giudicati positivamente e saranno entrambi pubblicati sul periodico “Bollettino Storico Reggiano”: Le rime di Mamma Oca di Denis Ferretti e Il dialetto è “giusto” di Franco Ferrari e Monica Incerti Pregreffi.

Dopo l’illustrazione delle due ricerche è stato proclamato il vincitore della 6^ edizione del Premio.

La Giuria ha deciso di conferire il Premio Ugo Bellocchi 2023 all’indagine “Il dialetto è giusto” con questa motivazione: “Gli autori hanno ricostruito con attenzione e scientifica e partecipazione affettiva uno spaccato della realtà reggiana che già dagli inizi del XX secolo aveva cominciato ad essere destrutturato. Lo hanno fatto analizzando la “parlata a rovescio” che costituiva una delle tipicità del popol giòst, a metà strada tra dialetto e slang della mala, come l’argot francese. Gli autori hanno contestualizzato questo linguaggio a confronto con altri “furbeschi” di altri territori. Costituisce pregio della ricerca l’avere reperito forse gli ultimi parlanti di questo gergo e avere individuato con il loro aiuto un piccolo glossario dell’arsave”.