“La satira parla del potere, non al potere”, dal 16 marzo la mostra delle prime pagine originali di “Cuore” in biblioteca

Sabato 16 marzo, alle ore 11.30, nella biblioteca Pablo Neruda di Albinea, verrà inaugurata “La satira parla del potere, non al potere”, la mostra della prime pagine originali di Cuore. Settimanale di resistenza umana”.

L’esposizione si inserisce nella rassegna “Arte tra le pagine”, una serie di appuntamenti espositivi, promossi dal Comune e dalla Biblioteca, che durante il corso dell’anno intendono approfondire il rapporto tra arti visive e parola scritta. Gli scaffali della biblioteca entrano così in dialogo con documenti originali per offrire nuovi sguardi e spunti di riflessione.

Nato il 16 gennaio 1989 come inserto del quotidiano L’Unità, fondato da Michele Serra, Andrea Aloi e Piergiorgio Paterlini, il settimanale Cuore è passato alla storia e ha cambiato il modo in Italia di fare satira ma ancora di più di fare giornalismo.

Si tratta di un pezzo della nostra storia che merita di essere ricordato e celebrato, con le sue prime pagine graffianti e ancora dense di tanta attualità.

La mostra sarà visitabile negli orari di apertura della biblioteca fino al 18 agosto.

Il fondatore del settimanale, Piergiorgio Paterlini, che sarà presente all’inaugurazione racconta:

“Tutti pensavano e pensano che a Cuore ci divertissimo moltissimo. Vi facevamo divertire e dunque quelli che si divertivano di più non potevamo che essere noi. C’era una profonda verità, in questa immaginazione, e un profondissimo equivoco. Era la passione a trasformare la fatica in divertimento, a rendere il lavoro bello anche come parola (e magari potessimo dire la stessa cosa oggi, del lavoro e della parola “lavoro”).  L’idea dell’assemblea permanente dei geniali cazzari si adattava perfettamente a Tango, l’inserto dell’Unità che aveva preceduto Cuore. Tango era l’assemblea permanente dei vignettisti geniali, senza orario e senza bandiera, genio e sregolatezza. Noi eravamo il contrario. Non eravamo né meglio né peggio, eravamo solo un’altra cosa. Giornalisti. Ogni pagina andava chiusa in tipografia a una certa ora, un certo giorno della settimana. Eravamo con fierezza un giornale in tutto e per tutto. Neanche di satira, a dir la verità. Il sottotitolo infatti non era “settimanale di satira” ma “settimanale di resistenza umana”. Dentro c’era della satira, molta satira. Ma non solo. E satira, non comicità. La comicità vuole far ridere. La satira vuole far pensare e criticare il mondo. Lo fa, facendo ridere (anche), ma come mezzo non come fine. Critica feroce del potere, critica altrettanto feroce e a trecentosessanta gradi del senso comune. Per questo sono convinto che abbiamo cambiato un po’ la satira ma molto più il giornalismo. Il cazzeggio ce lo permettevamo solo le due-tre ore che dedicavamo al titolone di prima pagina, che era l’ultimo a essere inventato poi impaginato. Ma anche lì il cazzeggio era essenzialmente metodo. “Metodo” e “lavoro” – non “divertimento” – sono state le due parole chiave per Cuore, e io credo fra le ragioni del suo successo. Ci divertivamo, sì, ma perché avevamo la fortuna di fare il lavoro che più amavamo, il giornalismo. Senza sapere, se non col senno di poi, che stavamo creando, giorno dopo giorno, un giornale che sarebbe passato alla storia”.