“Quest’anno la scuola riapre in condizioni veramente eccezionali, che inducono a riflettere sulla funzione sociale di lei, non quale dispensiera di licenze o diplomi, ma quale formatrice augusta di coscienze oneste e di caratteri liberi e saldi.”
Queste sono parole ritrovate in un pamphlet intitolato “I nuovi doveri della Scuola” risalente a circa un secolo fa, scritto nella delicata fase in cui l’Italia intera stava, con grande fatica, uscendo dall’incubo della Prima Guerra Mondiale. Fatte le dovute proporzioni, sono parole che suonano terribilmente attuali in questo anno scolastico segnato dall’emergenza pandemica che stiamo vivendo. Sono parole pronunciate e scritte da Giovanni Crocioni, allora Provveditore agli Studi a Reggio Emilia. Ma chi era questo intellettuale ed educatore che, in anni cruciali per lo sviluppo della nostra terra, ha dato lustro alla scuola reggiana?
Per farlo conoscere e riscoprire, la Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi – Sezione di Reggio Emilia ha promosso, in occasione del 150° anniversario della sua nascita, la pubblicazione di un volume dedicato a questo illustre “reggiano d’adozione”. Il volume si intitola “La scuola dei doveri” ed è stato scritto da Andrea Marconi.
La ricerca storica è stata realizzata di Marconi, docente all’Istituto Tecnico “Scaruffi-Levi-Tricolore”, ha messo in evidenza le tre dimensioni fondamentali in cui Crocioni operò: il campo degli studi storici e letterari; la vita pubblica in cui si impegnò per la valorizzazione della professione docente e la sua attività come esemplare uomo di scuola.
Il volume, pubblicato grazie al contributo del Comune di Albinea nella collana “Fonti e studi” della Deputazione reggiana diretta dal presidente Giuseppe Adriano Rossi, non è stato ancora presentato ufficialmente a causa delle limitazioni agli incontri pubblici imposte dalla situazione sanitaria.
La straordinaria figura Giovanni Crocioni si lega a doppio filo sia con il territorio reggiano sia con quello albinetano. Crocioni era di origine marchigiana, ma all’inizio del XX secolo si trasferì a Reggio come giovane professore di Lettere italiane. Nel contesto reggiano si fece subito apprezzare per le sue doti umane e la sua preparazione disciplinare, insegnando a lungo presso lo “Spallanzani”, allora unico liceo cittadino.
Il suo radicamento in terra reggiana si deve però soprattutto al matrimonio con la giovane Maria Ruscelloni, esponente di un’illustre casata reggiana di tradizioni risorgimentali. Dalla felice unione matrimoniale, cementata anche da comuni ideali patriottici, nacquero nel giro di pochi anni quattro figli. Crocioni visse a lungo nel centro cittadino, insieme alla sua numerosa famiglia, nella casa in via Fontanelli dove è stata apposta una targa commemorativa in occasione del centenario della nascita.
Intellettuale poliedrico, di vasta cultura e di grande talento, il professor Crocioni, ha profondamente segnato anche la vita della Sezione di Reggio della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, di cui è stato socio per ben quarantotto anni. Nella Sezione reggiana ha percorso tutto il cursus honorum; dapprima è stato eletto socio corrispondente (1906), poi effettivo (1910), infine emerito (1925).
Possiamo affermare che dai suoi scritti emerge con forza un’interessante prospettiva per il rinnovamento della scuola (e di conseguenza della società); una prospettiva che consentirebbe di conciliare, in estrema sintesi, la valorizzazione delle peculiarità territoriali con l’esigenza di consolidare i fragili legami alla base di quella solidarietà nazionale che, come abbiamo nuovamente constatato in occasione della pandemia provocata dal Covid-19, risulta ancora indispensabile per resistere nelle ore più buie.
Dopo aver ricoperto numerosi incarichi di prestigio nel mondo della scuola e della cultura, trascorse in modo appartato gli ultimi anni della sua vita nella splendida “Villa Crocioni”, che si trova immersa nei colli albinetani.
Nel suo “buen retiro” di gusto medievaleggiante, Crocioni si dedicò fino agli giorni, con la solita intelligenza e passione, alla stesura di libri per formazione professionale dei docenti e per approfondire questioni storico-letterarie legate al folklore. Nel corso della sua lunga attività di studioso, queste due componenti di ricerca tenderanno spesso a compenetrarsi, nel tentativo di dimostrare l’imprescindibile legame esistente tra letteratura colta e letteratura popolare.
Del resto, l’attenzione per le tradizioni locali lo avvicinano ancor di più ad Albinea, in cui ha sede il Centro Studi sul Dialetto Reggiano, anch’esso improntato alla salvaguardia, sul piano storico, glottologico e sociologico, dei valori della lingua parlata e scritta per secoli nei nostri territori.
L’importanza della ricerca del professor Marconi sta nell’analizzare la figura di Crocioni a tutto tondo, entrando di volta in volta nelle dimensioni che esplorò e mettendone in evidenza le innovazioni che apportò. Ne emerge un ritratto completo e approfondito che ci permette di apprezzare una mente al lavoro per rinnovare gli ambiti della società in cui si immerse. Crocioni in questo rappresenta un esempio per chiunque voglia contribuire a far progredire la società, utilizzando competenza e conoscenza.
Il volume è introdotto dalla presentazione di Giuseppe Adriano Rossi, presidente della Deputazione reggiana, e dalla prefazione di Nico Giberti, sindaco di Albinea.