Rubrica mensile in dialèt arşân

Eccoci al consueto appuntamento mensile che questo mese di marzo si compone di due contenuti: uno dedicato “Al calèndri arşâni” (dette anche “Calèndi”) e uno al famoso scioglilingua “Dgî ch a gnî e gnân ‘n gnî gnân”

Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mèdra Rèş e la nôstra léngua arşâna propongono mensilmente un approfondimento sulla nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano!

Non perdetevi questi appuntamenti, alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!

Al calèndri arşâni

Dette anche “Calèndi”.

Tipica tradizione contadina di prevedere l’andamento meteorologico annuale in base alle osservazioni dei giorni di un determinato mese.

Pur essendo un sistema di previsione diffuso più o meno in tutta Italia, non si trattava certo di un metodo scientifico, ma bensì di tradizioni sviluppate nel corso di secoli, basate sugli aspetti geografici del territorio; si riscontrano infatti ampie discordanze territoriali su quale mese utilizzare per avere le indicazioni utili, e sembra che più si scende a sud, più viene anticipato il mese di osservazione.

Si va infatti dalle Calende di Santa Lucia che si cominciano a contare dal 13 di Dicembre, a quelle più diffuse a nord di osservare i giorni di Gennaio, dal 1° al 12°, uno per ogni mese dell’anno, annotarne la meteorologia ed interpretarla per l’anno in corso.

Alcune tradizioni avevano sviluppato un sistema di osservazione anche più analitico, interpretando queste prime dodici osservazioni come “le dritte”, ed aggiungendovene altre 12, dal 13° al 24° giorno, dette “le rovesce”. Poi si consideravano le “dritte” e le “rovesce” di ogni singolo mese (1° e 13° giorno per Gennaio, e così via) e si cercava di ricavarne un’indicazione.

Ebbene, al calèndri arşâni erano diverse, e si osservavano in Marzo !

Quindi la previsione delle Calende era la seguente:

1° Marzo Previsione per il mese in corso.

2° Marzo Previsione per il mese di Aprile.

3° Marzo Previsione per il mese di Maggio.

4° Marzo Previsione per il mese di Giugno.

5° Marzo Previsione per il mese di Luglio.

6° Marzo Previsione per il mese di Agosto.

7° Marzo Previsione per il mese di Settembre.

8° Marzo Previsione per il mese di Ottobre.

9° Marzo Previsione per il mese di Novembre.

10° Marzo Previsione per il mese di Dicembre.

11° Marzo Previsione per il mese di Gennaio dell’anno dopo.

12° Marzo Previsione per il mese di Febbraio dell’anno dopo.

Anche per le nostre calende si erano sviluppati sistemi più analitici di osservazione, distinguendo tra mattino e pomeriggio, per avere indicazione sulla prima e sulla seconda parte del mese di riferimento, oppure distinguendo addirittura ogni otto ore per avere indicazione sulle tre decadi del mese

Funzionavano ? Erano attendibili ?

Certo che il solo fatto di essere state osservate e tramandate per secoli testimonia di un certo affidamento che la cultura contadina vi attribuiva. Favorita senz’altro da un ambiente più stabile e meno perturbato dall’attivismo umano globale, così che la stagionalità si presentava con ricorrenze più regolari.

E comunque su tutto trionfava sempre il solido pragmatismo contadino, che in caso di inattendibilità aveva già il suo commento pronto:

E st’ān al calèndri e gh’ àn mia ciapé !

Dgî ch a gnî e gnân ‘n gnî gnân

Ovvero “Dite che venite e mai che veniate davvero”.

Questo è senza dubbio lo scioglilingua più iconico e divertente del dialetto reggiano, che tutti prima o poi citano, e che quasi nessuno sa scrivere correttamente.

Con l’aiuto del nostro Denis Ferretti analizziamo qui di seguito lo scioglilingua parola per parola per comprenderne la grafia, la grammatica e la pronuncia.

Dgî – Dite. Se volessimo italianizzarlo, sarebbe “dicete”. Non è semplicemente “gi“, ma “dgî“. La “d” si sente appena e porta alla pronuncia della “g” come una doppia “gg“, come quando diciamo “aggiornamento”, ma senza pronunciare la “a” iniziale. La “i” finale ha un suono lungo, mostrato dall’accento circonflesso.

ch – che congiunzione subordinante. Nel reggiano genuino sarebbe “ach“. In ogni caso, per le regole fonetiche del reggiano, quando è in prossimità di altre vocali, come in questo caso, è obbligatorio troncarlo in “ch“.

a – voi pronome clitico della seconda persona plurale. C’è chi lo pronuncia “e“. Nella grammatica del dialetto reggiano ho proposto di scriverlo “ä” dando modo a ognuno di pronunciarlo secondo la propria abitudine. Allo stesso tempo lo si distingue dalla preposizione semplice “a” e dalla congiunzione “e“.

gnî – venite seconda persona plurale del verbo gnîr (venire) coniugato al presente.

e – e congiunzione, identica all’italiano.

gnân – neanche contrazione di “gnânca” (neanche). Nel dialetto moderno è usato più nella forma contratta che in quella completa che è sempre più rara.

‘n – non contrazione di “an“, avverbio di negazione. La n c’è e si sente chiaramente. E dà un suono dentale alla n della parola precedente che, se fosse pronunciata isolatamente, avrebbe un suono nasale. Se non ci fosse questa ‘n, che scioglilingua sarebbe? La difficoltà è proprio quella di pronunciare la sequenza gnân ‘n gnî

gnî – venite visto in precedenza, seconda persona plurale del verbo gnîr (venire) coniugato al presente.

gnân – neanche visto in precedenza, ma questa volta in posizione finale. Inconsciamente i reggiani non pronunciano la “n” in modo marcato, ma quasi la fondono con la vocale “a“. Fanno lo stesso con tutte le sillabe nasali, quando sono finali di parola. Cân (cane) = câ(n) ; Pân (pane) = pâ(n). Sono pronunciate un po’ come le nasali francesi, ma senza far passare l’aria dal naso.

Tutti questi contenuti, più alcune pillole vocali, sono disponibili sul sito www.lenguamedra.org