Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mèdra Rèş e la nôstra léngua arşâna propongono come ogni mese un approfondimento sulla nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano!
Non perdetevi questo appuntamento, alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!
Per il mese di aprile vi proponiamo 𝘂𝗻 𝗼𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹❜𝟴𝟬° 𝗮𝗻𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗚𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗶𝗮𝗹𝗲.
Nessuno del gruppo Léngua Mêdra ha conosciuto direttamente il giorno di festa del 258 aprile 1945, ma è ben vivo nei ricordi: per i racconti dei nostri genitori e nonni; per l’atmosfera che respirammo durante le sfilate alle quali partecipammo da bambini, lungo la via Emilia, da Porta San Pietro a Piazza della Libertà; per il tricolore di carta crespata che i reggiani esponevano numerosi alle finestre.
Vogliamo celebrare questo giorno proponendo, per la rubrica del mese di aprile, una poesia di Nino Pedretti (1923 –1981), poeta di Sant’Arcangelo di Romagna, pubblicata nel suo libro Al vòusi nel 1975.
Il nostro contributo, piccolissimo, sta nella traduzione nel dialetto reggiano, non per rendere la poesia più comprensibile, perché comprensibile lo è già di per sé, quanto per ricordare con parole a noi più usuali gli uomini e le donne che hanno combattuto per la nostra libertà.
E anche, per segnalare agli amanti della poesia dialettale questo grande poeta ancora poco conosciuto dalle nostre parti.
Per ascoltare la lettura del testo fatta da Luciano Cucchi e per leggere la traduzione in italiano, andate a questo link https://lenguamedra.it/nino-pedretti/
𝗜 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗴𝗶𝗮̂𝗻
𝘈̈ 𝘯 𝘦̄ 𝘮𝘪𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘭𝘢 𝘨𝘭𝘰̂𝘳𝘪𝘢
𝘴’ 𝘢̈ 𝘴𝘰̀𝘮 𝘢𝘯𝘥𝘦̂ 𝘪𝘯 𝘮𝘶𝘯𝘵𝘢̂𝘨𝘯𝘢
𝘢 𝘧𝘦̂𝘳 𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦̀𝘳𝘢.
𝘌𝘥 𝘨𝘶𝘦̀𝘳𝘢 𝘢̈ 𝘴𝘰̀𝘮-𝘦-𝘴𝘵𝘰́𝘧,
𝘦𝘥 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘢̂𝘯𝘤𝘩.
𝘎𝘩 𝘪̂𝘷𝘦𝘯 𝘣𝘪𝘴̧𝘰̀𝘨𝘯 𝘦𝘥 𝘥𝘪̂𝘳:
𝘭𝘢𝘴𝘦̂𝘴 𝘢𝘭 𝘮𝘢̂𝘯 𝘭𝘦́𝘣𝘳𝘪,
𝘪 𝘱𝘦̄, 𝘫 𝘰̂𝘤, 𝘢𝘭 𝘫 𝘶𝘳𝘦̀𝘤𝘪;
𝘭𝘢𝘴𝘦̂𝘴 𝘥𝘶𝘳𝘮𝘪̂𝘳 𝘪𝘯𝘥𝘢𝘭 𝘧𝘦̀𝘪𝘯
𝘤𝘶𝘯 𝘯𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢̂𝘴𝘢.
𝘗𝘦𝘳 𝘤𝘰̀𝘴𝘵 𝘢̈ 𝘴 𝘴𝘰̀𝘮 𝘢𝘳𝘮𝘦̂
𝘢̈ 𝘴 𝘴𝘰̀𝘮 𝘧𝘢̂𝘵 𝘪𝘮𝘱𝘪𝘤𝘩𝘦̂𝘳
𝘢̈ 𝘴𝘰̀𝘮 𝘢𝘯𝘥𝘦̂ 𝘢𝘭 𝘮𝘢𝘴𝘦̀𝘭
𝘤𝘶𝘯 𝘢𝘭 𝘤𝘰̄𝘳 𝘤𝘩 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘴̧𝘪̂𝘷𝘢
𝘦 𝘪 𝘭𝘢̂𝘣𝘦𝘳 𝘢𝘤𝘩 𝘵𝘦𝘳𝘮𝘦̂𝘷𝘦𝘯.
𝘔𝘰́ 𝘢̂𝘯𝘤𝘩 𝘢𝘤𝘴𝘦́ 𝘴𝘢𝘪̂𝘷𝘦𝘯
𝘤𝘩𝘦 ’𝘥 𝘧𝘳𝘶̂𝘯𝘵 𝘢 𝘶𝘯 𝘣𝘰̂𝘫𝘢 ’𝘥 𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘴𝘦́𝘴𝘵𝘢,
𝘯𝘶𝘦̂𝘵𝘦𝘳 𝘢̈ 𝘫’𝘦̄𝘳𝘦𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰̀𝘶𝘯𝘪
𝘦 𝘭𝘰̄𝘳 𝘥𝘢𝘭 𝘮𝘢𝘳𝘪𝘶𝘯𝘦̀𝘵𝘪.
𝘌 𝘢𝘥𝘦̀𝘴𝘢 𝘤𝘩 𝘢̈ 𝘴𝘰̀𝘮 𝘮𝘰̂𝘳𝘵
𝘢𝘯 𝘳𝘶𝘯𝘱𝘪̂𝘴 𝘮𝘪𝘢 ‘𝘭 𝘣𝘢̂𝘭
𝘤𝘶𝘯 𝘥𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘳𝘪𝘮𝘰̀𝘯𝘪,
𝘱𝘪𝘯𝘴𝘦̂ 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘰̂𝘴𝘵 𝘢𝘪 𝘷𝘪̂𝘷
𝘤𝘩 𝘦𝘯 𝘢̂𝘣𝘪𝘦𝘯 𝘮𝘪𝘢 𝘢̂𝘯𝘤𝘢 𝘭𝘰̄𝘳
𝘥𝘢 𝘱𝘦̂𝘳𝘥𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘦𝘯𝘵𝘰́.
Trad. Léngua Mêdra
𝗜 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗴𝗶𝗲̀𝗻
𝘜 𝘯’𝘦̀ 𝘱𝘢𝘳 𝘷𝘦́𝘢 𝘥𝘭𝘢 𝘨𝘭𝘰́𝘳𝘪𝘢
𝘴𝘢 𝘴𝘦́𝘮 𝘢𝘯𝘥𝘦̀ 𝘪𝘯 𝘮𝘶𝘯𝘵𝘢𝘨𝘯𝘢
𝘢 𝘧𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦̀𝘳𝘢.
𝘈𝘥 𝘨𝘶𝘦̀𝘳𝘢 𝘢 𝘴𝘦́𝘮𝘪 𝘴𝘵𝘰́𝘧𝘧,
𝘢𝘥 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘦̀𝘯𝘤𝘢.
𝘌𝘷𝘦́𝘮𝘪 𝘣𝘴̧𝘰̀𝘨𝘯 𝘢𝘥 𝘥𝘦́𝘪:
𝘭𝘢𝘴𝘦́𝘴 𝘢𝘭 𝘮𝘦̀𝘯𝘪 𝘭𝘦́𝘣𝘳𝘪,
𝘪 𝘱𝘪, 𝘪 𝘰́𝘤𝘤, 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘳𝘦́𝘤𝘪;
𝘭𝘢𝘴𝘦́𝘴 𝘥𝘶𝘳𝘮𝘦́𝘪 𝘵𝘦 𝘧𝘦́𝘯
𝘴’𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘢.
𝘗𝘢𝘳 𝘲𝘶𝘦̀𝘴𝘵 𝘢𝘷𝘦́𝘮 𝘴𝘱𝘢𝘳𝘦̀
𝘢’𝘴 𝘴𝘦́𝘮 𝘧𝘢𝘵𝘵 𝘪𝘮𝘱𝘪𝘤𝘩𝘦́
𝘢 𝘴𝘦́𝘮 𝘢𝘯𝘥𝘦̀ 𝘦’ 𝘮𝘢𝘻𝘦̀𝘭𝘭
𝘱𝘪𝘢𝘯𝘻𝘦́𝘯𝘥 𝘵𝘦 𝘤𝘰́𝘳
𝘦 𝘢𝘭 𝘭𝘢𝘣𝘳𝘪 𝘤𝘩’𝘢𝘭 𝘵𝘳𝘦𝘮𝘦́𝘷𝘢.
𝘔𝘰̀ 𝘦̀𝘯𝘤𝘢 𝘢𝘤𝘴𝘦̀ 𝘢 𝘴𝘢𝘷𝘦́𝘮𝘪
𝘤𝘩𝘦 𝘢 𝘱𝘦̀𝘵 𝘥’𝘶𝘯 𝘣𝘰̀𝘪𝘢 𝘥’𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘦́𝘴𝘵𝘢,
𝘯𝘦̀𝘶𝘯 𝘢 𝘴𝘦́𝘮𝘪 𝘻𝘦́𝘯𝘵𝘢
𝘦 𝘭𝘰̀𝘶 𝘥𝘢𝘭 𝘮𝘢𝘳𝘪𝘶𝘯𝘦̀𝘵𝘪.
𝘌 𝘢𝘥𝘦̀𝘴𝘴 𝘤𝘩’𝘢 𝘴𝘦́𝘮 𝘮𝘰̀𝘳𝘵
𝘯’𝘶 𝘳𝘶𝘮𝘱𝘦́𝘪𝘴 𝘪 𝘲𝘶𝘢𝘪𝘦́𝘶𝘯
𝘴𝘢𝘭 𝘤𝘦𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪,
𝘱𝘢𝘯𝘴𝘦́ 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘰𝘴𝘵 𝘮𝘪 𝘷𝘦́𝘪𝘷
𝘤𝘩’𝘪 𝘯’𝘢𝘱𝘢 𝘥𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘥 𝘦̀𝘯𝘤𝘢 𝘭𝘰̀𝘶
𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘪𝘯𝘦̀𝘻𝘢.
Nino Pedretti