Il Comune di Albinea e il gruppo di cultori e studiosi Léngua Mêdra. Rèş e la nôstra léngua arşâna propongono mensilmente un approfondimento sulla nostra straordinaria lingua madre, il dialetto reggiano.
Non perdetevi questo appuntamento, alla scoperta del significato di espressioni, modi di dire, proverbi e molto altro!
Partiamo con il detto AL BÛŞ ‘D LA JACMA
Ovvero “Il buco della Giacoma”, che nessuna attinenza ha con l’anatomia della fantomatica Signora Giacoma.
In realtà si tratta di una porzione di cielo della città, osservando la quale si possono trarre previsioni meteorologiche un tempo ritenute di grande affidabilità. Ben poco si sa dell’origine di questa definizione e del suo preciso significato originario, se non che tale riferimento è presente praticamente in tutte le città emiliane, e che riguarda la previsione a breve, in pratica del tempo che farà in giornata o all’indomani.
A partire da Bologna, ove tale porzione di cielo si individua ad ovest di San Luca, guardando verso Casalecchio, e quando è coperta a Bologna dicono “Al bûs dla Iâcma l’ é tunbè”
passando per Modena dove è chiamato Bûs ed la Sgnora,
per Reggio Emilia, dove troviamo anche nell’opera di Ficarelli “La storia ed Tugnett e la Mariana” due versi nei quali Tugnett dice a Mariana:
“Il tempo si oscureggia, dispioverà sicuro
il buco della Giacoma si è fatto scuro scuro.”
per arrivare a Parma dove viene anche chiamato “Al canton dla Jacma”, e “Il buco della Giacoma” è anche il titolo di una raccolta di scritti su Parma del giornalista scrittore Giorgio Torelli.
In linea di massima sembrerebbe trattarsi di una porzione di cielo rivolta più o meno a Ovest, quindi verso l’Atlantico del golfo di Biscaglia, da dove in generale provengono le masse d’aria umida che incontrando correnti più fresche da est danno luogo a rovesci.
A Reggio Emilia Al bûş ‘d la Jacma viene identificato dalla finestra campanaria della Chiesa di San Giorgio, traguardata da Via Squadroni.
Senza nessuna garanzia di certezza, proviamo ad indicare qui una supposizione sensata per l’originale riferimento alla Jacma, che non può certo essere la Signora Giacoma.
Troviamo questa definizione ricorrere in tratti dell’itinerario della via francigena, e la porzione di cielo guardata è quella verso Ovest, verso il Golfo di Biscaglia, verso San Giacomo di Compostela …
Il fatto che poi venga usato al femminile, probabilmente deriva dal fatto che il sistema linguistico emiliano esprime sotto certi punti di vista una lingua “femminista” ante litteram, dato che nei nostri dialetti tutto ciò che è grande, favoloso, importante, viene declinato al femminile, anche se riguarda sostantivi maschili; ma questo fa già parte di un altro racconto.
Per chi volesse gustarsi anche una descrizione in poesia dialettale del Bûş ‘d la Jacma, rimandiamo alla bella poesia di MARIA TERESA PANTANI, pubblicata con testo italiano a fronte nella Antologia della Poesia Arşâna sul sito di Léngua Mêdra al link
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