Giberti: “Manteniamo alta l’attenzione e supereremo questo momento difficile”

Vi proponiamo l’intervista al sindaco Nico Giberti uscita sul periodico Albinea Notizie del dicembre 2020. Buona Lettura!!!

Giberti partiamo dalle cose più dolorose di questa pandemia. Molte persone sono morte sole…

Siamo davvero molto vicini emotivamente e umanamente a chi ha perduto familiari a causa del Covid e lo siamo in egual misura a chi a chi ha dovuto rinunciare a dare l’ultimo saluto a chi è morto per altre patologie. Questo è un aspetto drammatico della situazione che stiamo attraversando. Si tratta di situazioni che lasciano contraccolpi psicologici non trascurabili. Pensiamo a quelle famiglie che non hanno potuto celebrare un funerale e non hanno ricevuto quell’affetto e quegli abbracci che, arrivati alla sera della giornata del lutto, aiutano a lenire il dolore…

La solitudine è stata una delle conseguenze peggiori che ha portato con sé questa pandemia…

Vero. Spesso ho pensato a chi è stato ricoverato d’urgenza nelle terapie intensive, è stato intubato ed è dovuto rimanere immobile per giorni e giorni. Al senso di solitudine che ha circondato lui e allo stato d’animo dei suoi cari, che non hanno potuto stargli accanto. E’ davvero terribile quello che molte famiglie hanno dovuto affrontare.

Albinea non è stato e non è uno di quei comuni che ogni giorno diffonde il bollettino dei contagi. Perché?

Ci siamo sempre rifiutati di interpretare questa pandemia come un bollettino di guerra. Non abbiamo mai dato i dati puntuali del territorio proprio perché il problema è talmente globale, che sarebbe del tutto parziale e limitativo leggerlo solo nel proprio orticello. Inoltre non abbiamo voluto generare due comportamenti scorretti: il primo è illudersi che qui il problema fosse più leggero, soltanto perché avevamo meno contagi rispetto alla media; il secondo evitare di creare allarmismo nel caso ci fossero stati dei momenti di criticità. La scelta è stata tenere sempre e costantemente il cittadino informato sui comportamenti da tenere e sulle scelte sia degli organi di governo superiori, sia dall’Amministrazione comunale.

Com’è la fotografia di Albinea con i dati al 30 novembre?

Risulta che per contagi e decessi siamo sotto le medie distrettuali e provinciali, ma si tratta di dati puramente statistici. Non voglio sia un vanto o un’attribuzione di merito. Penso però che i nostri cittadini abbiano tenuto un comportamento corretto. Sappiamo però anche che basta un episodio per scalare questa triste graduatoria.

Cosa ricorda del momento in cui avete preso coscienza di quello che realmente stava accadendo?

La presa di coscienza iniziale è stata traumatica perché ha cambiato tutto in poche ore, a partire da quella sera di domenica 23 febbraio con la chiamata urgente del prefetto ai sindaci nel comitato di Crisi. Tutto quello che è avvenuto nelle settimane successive è stato affrontare un nemico sconosciuto non soltanto a noi amministratori, ma soprattutto ai sanitari. Quindi il confronto con loro è stato importantissimo per condividere molte scelte strategiche. E’ stato però anche molto pesante capire in diretta che si prendevano decisioni, sulla vita delle persone, le cui conseguenze non erano certe, ma si potevano solo intuire.

Quali sono stati i momenti più difficili?

Direi due in particolare. Il primo quando siamo arrivati vicini alla saturazione dei posti di terapia intensiva, che avrebbe voluto dire dover accettare di decidere chi curare e chi no. L’altro pochi mesi fa: eravamo consapevoli che dopo l’estate sarebbe ricominciata una fase critica, però quando, a inizio novembre, ci siamo trovati in una situazione molto complicata in anticipo sulle tabelle di marcia immaginate dall’Ausl stessa, ho iniziato a temere per l’incolumità dei cittadini no Covid. Ci eravamo preparati per essere pronti a occuparci dei malati Covid, però avere davanti 7 o 8 mesi di diffusione dei contagi, voleva dire mettere in discussione la cura degli altri ammalati. Questo umanamente per me è stato pesante.

Come è cambiato in questi mesi il lavoro dei sindaci?

Ci siamo inventati una nuova forma di collaborazione tra colleghi. Le tante videoconferenze di confronto e condivisione, in certe fasi addirittura quotidiane, ci hanno permesso di essere consapevoli che non eravamo soli. E’ ed era di grande conforto confrontarsi con gli altri. Credo sia stata una modalità che ci ha fatto crescere molto e che rappresenta uno strumento aggiuntivo per il futuro. E’ stata una delle poche cose positive di questa pandemia. Abbiamo avuto la prova che tutto può essere migliorato se si uniscono i ragionamenti e le esperienze.

Cosa ha fatto il Comune per aiutare i cittadini?

Abbiamo fatto tutto quello che potevamo. In primo luogo non abbiamo mai smesso un istante di mantenere il contatto con la cittadinanza. Alcuni dei momenti più belli di questo periodo sono stati risolvere le difficoltà concrete delle singole persone provocate dall’emergenza. Tutte le risorse che ci sono arrivate le abbiamo reindirizzate a beneficio di chi aveva più bisogno, attraverso riduzione delle rette scolastiche, della Tari, dell’esenzione e rimborso della Cosap, la distribuzione di buoni spesa e tante altre azioni.

Sono previsti aiuti anche nel 2021?

Certamente. Credo che il 2021 sarà un’annata molto difficile dal punto di vista economico. Nel bilancio di previsione 2021 faremo altri sforzi per andare incontro ai cittadini.

Quindi dovremo ancora stare in guardia?

Assolutamente sì. Questa pandemia non è affatto finita. Non siamo in una fase celebrativa e consuntiva in cui tiriamo le somme di un evento straordinario, ma ci siamo in mezzo. Ci aspettiamo l’arrivo del vaccino e il miglioramento delle cure, ma sono ancora incognite. Sono convinto che ce la faremo, ma nessuno sa ancora quando.

E allora come potremmo usare questo tempo in cui siamo più isolati e la nostra vita sociale è limitata?

Credo si debba usare questo tempo per apprezzare di più quello che abbiamo e ragionare su noi stessi, sui nostri comportamenti. Potrebbe essere utile chiedersi se nel futuro saremo in grado di far crescere le relazioni che abbiamo interrotto in questo tempo sospeso, i gesti gentili e la generosità. Saremo in grado di trasformarci in comunità collaborativa e trovare l’antidoto all’egoismo, all’intolleranza e all’odio? Questa pandemia ci ha dimostrato che migliorare i nostri comportamenti porta beneficio a tutti, così come fare il contrario non danneggia solo noi, ma tutta la comunità e in primo luogo le persone che ci sono più care. E’ vero che siamo più soli, ma da soli non ne usciremo. Inoltre la solitudine può aiutare a elaborare riflessioni su noi stessi molto importanti.

Nonostante tutto Albinea ha cercato di portare avanti iniziative culturali e di partecipazione, anche se da lontano. Perché?

Perché la cultura è fondamentale ed è utile sia per arricchire, che per allietare le persone. Abbiamo sfruttato il più possibile l’estate e, nonostante siamo stati costretti a modificare alcuni eventi, ne abbiamo lasciato sempre traccia. Ad esempio abbiamo organizzato un concerto per Albinea Jazz, i laboratori per Libr’Aria, abbiamo fatto uno spettacolo in piazza in corrispondenza della fiera d’autunno. Poi abbiamo sfruttato i social network per raccontare favole, far partecipare i cittadini inviando immagini di rinascita, promuovendo il dialetto. Non ultimo abbiamo chiesto agli operatori della cultura, una delle categorie più colpite dalla crisi, di darci consigli cinematografici e di lettura. Si tratta di un gesto di attenzione che vuole tenere vivo il dialogo tra l’amministrazione e quel mondo.

Il lavoro amministrativo, Covid a parte, non si è fermato?

Assolutamente no. Non ci siamo mai fermati né nella progettazione, né nella realizzazione di opere. E’ chiaro che tutto si è mosso con più difficoltà e lentezza, ma il rapporto con la cittadinanza non è mai venuto meno.