Cenni storici

Il territorio comunale ospita una popolazione di 8.798 unità (al 28/02/2017) su una superficie di 44 Kmq, ad una altitudine media di 166 m. sul livello del mare. La località sorge in area Matildica, ai piedi dell’Appennino Reggiano. Il territorio di Albinea viene citato per la prima volta in un documento dell’898 (anche se l’area fu certamente abitata in età preistorica, gallica e romana), nel quale l’imperatore Ottone II affidò il borgo alla giurisdizione della Chiesa di Reggio Emilia. In seguito, la zona fu occupata dai Fogliani e, intorno al XIV secolo, dai Manfredi che riunirono le località di Borzano, Montericco ed Albinea in un unico grande possedimento. Ognuno di questi luoghi era provvisto di una pieve e di un castello, ed era parte di un potente sistema difensivo a protezione dei territori già soggetti a Matilde di Canossa, della quale i nobili Manfredi erano stati valenti sostenitori. Dal 1797 al 1805 il territorio di Albinea fu aggregato al Comune di Reggio, quindi a Vezzano nel 1808. Con la Restaurazione fu unito a Scandiano fino a quando, nel 1859, il Decreto Farini ne ripristinò l’autonomia, comprendendovi Borzano e Montericco.

Itinerario Storico – Artistico

Il Territorio di Albinea spicca per le sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche, come pure per la presenza di edifici storici e di rilievo artistico.

Castello di Albinea

Inserito in un vasto parco, conserva le tipiche caratteristiche della residenza castellata e ad esso è annesso un oratorio. Venne edificato dalla famiglia dei Fogliani e fu residenza del Vescovo di Reggio Emilia prima di passare alla potente famiglia dei Manfredi e, successivamente, ai Frosini. Nel 1918 fu proprietà della Contessa Lavinia di Brazzà Ottavi, mentre nel 1931 il Console spagnolo presso il Quirinale Marasco Manuel Reis de Granata acquistò il Castello da Giovanni Prampolini. Nel 1954 passò ai Boratti, poi all’Azienda Borromeo di Ravenna ed ora è proprietà privata.

Castello di Borzano

Sorge su di una rupe gessosa di notevole imponenza ed è da considerarsi importante testimonianza dell’epoca matildica. E’ stato costruito verso la fine del XII secolo dai Manfredi, e conserva tracce dell’antica struttura di fronte all’antico oratorio restaurato. Di particolare interesse sono le sepolture scavate nel gesso, dietro l’abside dell’antica chiesetta di S. Giovanni; le tombe hanno forma antropomorfa e sono orientate verso Est. Singolare risulta l’affinità tra le tombe rupestri di Borzano e quelle di Arles. Nella zona, è di grande rilievo la Tana della Mussina, grotta carsica naturale nella quale sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti all’età del rame.

Castello di Montericco

Nel XIII secolo appartenne ai Fogliani e, successivamente, dal 1363 ai Manfredi che ne furono investiti nel 1367. Nel 1618 il castello venne ceduto al Cardinale Toschi; nel 1738 passò ai Frosini, poi ai Conti Cassoli, cui seguirono altri proprietari privati. La struttura attuale è riferibile alla fine del XIV secolo.

Pievi

Tra le chiese occorre menzionare quella dedicata a Santa Maria dell’Uliveto, eretta nel Mille dai Benedettini di S. Prospero; nel XX secolo è stata sostituita, in qualità di parrocchiale, dal Santuario della Madonna di Lourdes.
La Pieve di Albinea, da sempre attribuita all’XI secolo, venne probabilmente realizzata in epoca preromanica. In un documento datato al 980 e firmato da Ottone II, in cui sono elencate le 33 Pievi della Diocesi di Reggio, è citata anche la pieve di Albinea. Si ritiene però che l’esistenza di una chiesa sul colle di Albinea sia anteriore a tale data e che il decreto ottoniano non faccia altro che ripetere bolle precedenti. Inizialmente la chiesa venne dedicata a S. Prospero, successivamente alla Beata Vergine. L’assetto attuale è dovuto ad un rifacimento del 1671, come testimonia una lapide all’interno. Un forte terremoto nel 1832 distrusse la torre campanaria, che venne ripristinata dall’Arciprete Giafferri su progetto dell’Architetto Vezzani di Broletto di Albinea.
Architetture rurali
Albinea conserva esempi interessanti di architettura rurale: la casa-torre cinquecentesca a Broletto e la casa-torre della Rotonda di Borzano che, per la sua posizione e i suoi caratteri architettonici, può essere considerata uno degli esempi più belli dell’intera fascia pedecollinare reggiana.

Le Ville

Meritano un’attenzione particolare le ville, volute e realizzate dalla nobiltà locale nel corso dei secoli: esse rappresentano una significativa testimonianza di soggiorno estivo immerso nel verde delle colline reggiane.
Villa Arnò, attualmente proprietà privata, risale ai primi decenni dell’800. Non si esclude che il progetto della villa possa essere dell’Architetto Domenico Marchelli. Nel catasto unitario del 1880 è indicata come “Villa Ferrari” e nelle carte militari dell’I.G.M. è riportato il toponimo “Villa Catellani”. L’edificio è di ispirazione palladiana; dietro alla Villa, immersa in un ampio parco, sorge una costruzione neogotica: si tratta di un’abitazione con stalla e fienile probabilmente settecentesca, con torre e merlature di sapore medioevale.

Villa Tacoli (Villa Giorgia): l’impianto originario della villa, oggi proprietà privata, è del XVII – XVIII secolo, ma venne ristrutturata nei primi decenni dell’800. Vi si trova anche un oratorio dedicato a S. Rocco. L’intera struttura è circondata da un ampio parco. Interessante e caratterizzante è il vialetto di accesso alla villa.

Villa Tarabini è conosciuta anche come Villa Viganò. Nella località dove sono presenti tracce di insediamenti fin dall’età romana, i Padri Gesuiti di Reggio Emilia acquistarono da Alberto Zaneletti, nel 1616, il poggio denominato Colombarone, che venne ampliato con successivi acquisti di terreno e trasformato in residenza estiva. Il podere era coltivato a cereali, alberi da frutta, prati-pascoli, vite e, fino alla gelata del 1709, anche a olivo. La villa fu costruita presumibilmente nel 1627 e quando, nel 1773, la Compagnia di Gesù venne soppressa dalla Santa Sede, la tenuta fu acquistata dai Signori Greppi che, nel 1818, la cedettero alla famiglia Bosisio. Fu poi venduta ai Vigano, ai Tarabini, quindi ai Messina, ai Bentivoglio-Strocco, ai Pezzuoli, Massari Scaruffi, alla Società Eridania ed infine Viganò S.p.A. Attualmente è di proprietà del Comune di Albinea. Alla villa, circondata da un bellissimo parco, è annesso un oratorio in stile neogotico dedicato a S. Francesco Saverio, che assunse le attuali caratteristiche nel 1840, quando proprietari erano i Conti Tarabini. La ristrutturazione dell’edificio è probabilmente da datarsi ai primi decenni dell’Ottocento per opera degli architetti Marchelli, di cui rimane un disegno.

Villa CrocioniPrende il nome dal famoso studioso Giovanni Crocioni (1870-1954) che visse gli ultimi vent’anni della sua vita in questa residenza.
Villa Sidoli – Rossi, le cui origini potrebbero riferirsi al XVII secolo, nel 1945, insieme a Villa Calvi, fu sede della V sezione del Comando comprendente l’ufficio cartografico, la sede degli uffici superiori e il centralino telefonico in collegamento diretto con Berlino. Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1945 paracadutisti inglesi e russi affiancati dal gruppo di partigiani “Gufi neri”, comandati da Glauco Monducci detto “Gordon”, effettuarono l’assalto a Villa Rossi. L’edificio è appartenuto a Giuditta Sidoli eroina risorgimentale reggiana, e si dice che Giuseppe Mazzini frequentasse la sua abitazione al tempo della “Giovane Italia”.

Le notizie sono tratte da:
– Baricchi W., a cura di, Insediamento storico e beni culturali alta pianura e collina reggiana, Reggio Emilia, 1988.
– Bulgarelli M. C., Marzi M.A., Albinea fra arte e storia in età canossiana, Albinea, 1992.
– Enciclopedia dei Comuni d’Italia. L’Emilia Romagna paese per paese, Firenze, 1987.
– Iotti M., Villa Viganò di Albinea. Cenni storici ed…enologici. In Strenna del Pio Istituto Artigianelli, a. VI, n. 2, 1997, p. 39 – 43.
– Ligabue G., La casa a torre dal Tresinaro al Crostolo, Reggio Emilia, 1985.
– Corradini A., Immagini della storia di Albinea, Reggio Emilia, 1979.